mercoledì 18 maggio 2022

L'assassinio della giornalista palestinese: Shireen Abu Aqleh


L’ASSASSINIO DELLA GIORNALISTA DI AL JAZEERA SHIREEN ABU AKLEH E L’ASSALTO MILITARE AL SUO FUNERALE NON SONO UNA “MACCHIA PER LA DEMOCRAZIA ISRAELIANA”.

E’ purtroppo la normalita’ di una occupazione criminale e della sua guerra contro la libera informazione

Alcuni dati

- Dal 2000 cinquanta giornalisti palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano

- Dal 2018 almeno 144 giornalisti sono stati feriti dalle forze israeliane di occupazione

- Un anno fa, durante l'ättacco di Israele alla Striscia di Gaza, i jet israeliani radevano al suolo un edificio contenente gli uffici di testate giornalistiche tra cui Associated Press e Al Jazeera.

- Solo pochi giorni fa, i soldati israeliani hanno aggredito e ferito il giornalista locale Basil al-Adraa nel villaggio di a-Tuwani nelle colline meridionali di Hebron

- Numerosi sono anche i giornalisti di altre nazionalita’ assassinati dall’esercito israeliano. Ad esempio tra i tanti ricordo il nome di Raffaele Ciriello. Giornalista italiano ucciso 13 marzo 2002 a Ramallah mentre stava documentando un rastrellamento dell'esercito israeliano: venne inquadrato e ucciso da una raffica sparata da un carro armato: nel 2002 era il quarto giornalista occidentale ad essere ucciso dall'esercito israeliano nei territori occupati. La magistratura italiana chiese al governo israeliano di far conoscere i nomi dell'equipaggio di quel carro armato, ma ne ebbe un rifiuto nonostante il trattato di collaborazione giudiziaria stipulato tra i due paesi. Il procedimento penale venne perciò archiviato.

- Il direttore di Human Rights Watch per Israele e Palestina, Omar Shakir, ha fatto notare che le modalita’ dell’assassino di Shireen Abu Akleh non è anomala. Ad esempio, ha una notevole somiglianza con la morte di Ahmad Abu Hussein e Yasser Mortaja, due giornalisti palestinesi uccisi dai cecchini israeliani mentre seguivano le proteste della Grande Marcia del Ritorno nel 2018.

- Lo scorso gennaio e’ stata presentata la petizione internazionale sostenuta anche da Reporter senza frontiere (RSF) e parlamentari eiuropei di diversi gruppi intitolata “Punishing Journalists: Israel’s Restrictions on Freedom of Movement”.

- Proprio il mese scorso una denuncia formale è stata presentata alla Corte penale internazionale dalla Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), sulla «mira sistematica» da parte di Israele dei giornalisti palestinesi.

L’obiettivo di questa attacco sistematico contro la libera informazione e' impedire la documentazione della pulizia etnica e dell’oppressione sistematica in cui sono impegnate le forze israeliane.

Il messaggio intimidatorio e’ chiarissimo: attenti, documentare le conseguenze della occupazione israeliana ti puo’ costare la vita

Voglio essere chiaro: che nessuno osi tirare fuori l’accusa di .antisemitismo contro chi come me denuncia i crimini della occupazione israeliana. E’ uno schifo usare un crimine efferato e insuperato come l’Olocausto per giustificare i crimini contro il popolo palestinese.

Per storia famigliare e personale vivo come un obbligo morale tramandare la memoria dell’Olocausto e della Shoà. Ma proprio la convinzione della necessita’ di tramandare la memoria di un crimine senza eguali come l’Olocausto, mi fa schierare oggi dalla parte del popolo palestinese, da settant’anni vittima innocente.

In questo sono ispirato da tanti e tante tra cui vi segnalo il lavoro meraviglioso fatto dal gruppo di uomini e donne di Jewish Voice for Peace da sempre schierati a fianco della lotta per i diritti del popolo palestinese.


Stefano, socio e affidatario di Salaam

 

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